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DEEP DREAMING (US015)

by Wesqk Coast

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1.
Un'altra notte se n'è andata. Finita. Ho sognato qualcosa che mi ha turbato e per il momento mi sfugge. Nel buio avverto solo un caldo insopportabile. Opprime la stanza, quasi mi sento soffocare. Tocco il mio petto sotto le coperte. Voglio uscire subito dalla mia camera. Aprire di scatto la porta, e uscire finalmente da quella apnea. Fuori sto meglio; però il corpo arde ancora. Ho delle fiaccole invisibili attaccate alla pelle. Mi precipito nel bagno, già sentire l'acqua che scorre è un sollievo. Mi guardo allo specchio, dritto negli occhi. Sembro spossato. Ho un'ombra che si nasconde nello sguardo. Che significa? Continuo ad inquadrarmi. Finalmente comincio a ricordare. Molte figure, un po' frastagliate...non ha senso.. Decido di chiudere gli occhi. Torno nuovamente nel buio e aspetto che le immagini riaffiorino. Vago nello spazio, tocco stelle, nebulose. Un gigantesco verme con baffi e tentacoli fluttua tra i pianeti di un sistema solare. Mi inquieta nel suo silenzio. Striscia nel vuoto. Non ha occhi. Sembra che mi stia fissando. Poi sprofondo in una vertigine ansiogena: sembra che stia strisciando, in realtà è lì fermo da chissà quanto tempo. Perché ero convinto che si muovesse? Ne prendo coscienza in maniera del tutto inconsapevole, ma consapevole soltanto dell'aumento del mio battito cardiaco. Non ha più importanza: adesso qualcuno si sta muovendo per certo. Da quell'essere si stacca qualcosa. Un fiume color porpora comincia a disegnare un tappeto che ci collega. Sotto i miei piedi scalzi, il feltro ruvido. Qualcosa avanza verso di me. Sembra un ammasso di...di una materia plastica, una fanghiglia. Intorno ad essa ruotano piccole particelle della stessa strana sostanza. Alle volte si attaccano tornando a far parte della madre, per poi staccarsi nuovamente e tornare a ruotare intorno ad essa. Ormai siamo molto vicini, quel pozzo d'ansia nel quale cadevo è scomparso. Una gemma armonica sembra risiedere in quell'essere. Mi ricorda il suono del respiro marino sul fondo di una conchiglia. L'uno di fronte all'altro: io e quell'essere. Mi specchio sulla sua superficie ondeggiante. Sono curioso, è divertente, voglio allungare la mano per toccarlo. Ma nel momento in cui lo sfioro con le dita, mi accorgo che non c'è niente. Ha la consistenza di un gas. Come? Ma allora non è un essere gelatinoso. Mi sbagliavo. Prima che riesca a razionalizzare mi trovo immerso nella sua nebulosa rossastra, inglobato, sto volando fra le venature di un'esplosione di sfumature ignote pitturano lo spazio intorno al mio volo. Non avere un peso fra un caleidoscopio di colori vivi, diventare un tutt'uno con essi. Danzo nel vuoto accompagnato dal turbine di colori. Io giro intorno a loro, loro girano intorno a me. Formano un canale nel quale io passo attraverso. Finchè non esco e mi trovo di fronte ad una luce pulsante, intensa, immensa. Pulsa, pulsa, sempre più con maggior frequenza, colcludendosi in una sola cosa: luce. Nient'altro. Poi tutto scompare e mi trovo di nuovo di fronte alla presenza di quell'inquietante verme. Sono ancora nel mio letto.
2.
C'era la casa di una volta, ma aveva dei sotterranei, stanze ricurve e corridoi insidiosi. C'erano degli animali e tutto era bianco e plumbeo allo stesso tempo. Le sale cominciarono ad allagarsi. Sembrava di dover fuggire ad ogni modo. Eravamo una specie di squadra d'ispezione. Per non morire annegati ci arrampicammo su degli assi, mentre il livello dell'acqua aumentava dando le vertigini. Adesso non so come entrammo, perchè non si vedeva più un ingresso: puntammo la finestra sul tetto, ma alcuni di quegli animali morti plastificati dovevamo ancora identificarli. Tutta la truppa veniva recuperata da un elicottero militare. Stavo lì sul limite a contare i rientri degli altri corpi di spedizione che si accavallavano in un glitch, stratificandosi, mani porte alla testa in segno di paura al comandante k.o. Voci confuse. Fuori dal palazzo espugnato un panorama di giungla. Poi ero dentro la casa. A letto. Fuori, la neve. Rotolavo sulle lenzuola, sapendo che lei era ancora lì nel letto. Provava a baciarmi, mi toccava. Io mi rifiutavo per la troppa stanchezza. La solita luce lunare filtrando dalle persiane della camera mi suggeriva di alzarmi per idratarmi. Scendevo le scale e al piano di sotto c'erano altre persone. Era una festa? So che c'era quest'altra ragazza immortale, bellissima. Stavamo giocando, quasi complici. Perchè l'ho chiusa fuori al freddo? Faceva rumore, era notte, non volevo svegliasse nessuno. Fuori dalla porta le sue gambe hanno iniziato a fluttuare come se la testa fosse un fulcro sospeso. Appena ho chiuso però è tornata a terra, voltandosi alla finestra, implorandomi di aprirle. Andato a pisciare tornai indietro e dato il gelo la feci rientrare. Fuori con lei adesso c'erano altre donne che stavano venendo in questa festa-casa e io non capivo perchè tutto era così mummificato.

about

serie di brani che trattano le fasi del sonno e del sogno su cui si tace, riportandole in superficie e facendole a brandelli.
l'interpretazione del simbolo su di un solo piano è la pressione del suo negativo asimmetrico, del suo tutto-il-resto.
la narrazione concretizza le alterazioni delle fasi del sonno e gli interventi coscienti su di esso.
noi vogliamo che il sogno sia una sottochiave d'accesso alle stanze di distruzione delle modalità di potere.

credits

released December 4, 2016

Processore e testi: Wesqk Coast
Voci e testi: Lorenzo Semeraro
Fotografie: Stefano Frosini

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